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CS Spi Cgil Veneto, il caro-vita si abbatte sui pensionati veneti: 203 euro in più al mese rispetto al 2021

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Spi Cgil: «Misure del governo insufficienti. Chiediamo l’aumento della 14esima e l’allargamento della platea dei beneficiari. Pensione minima a mille euro? Una boutade elettorale non sostenibile a livello economico»

MESTRE – Dalle bollette al carrello della spesa, dai trasporti alla salute. Nel 2022 il caro-vita ha ridotto radicalmente il potere d’acquisto degli anziani veneti che ora affrontano l’arrivo dell’autunno con il timore di nuove stangate. 

Il sindacato dei pensionati della Cgil regionale ha calcolato l’impatto dell’inflazione sulle tasche dei pensionati veneti per i primi sette mesi dell’anno (gennaio-luglio), elaborando i dati dell’Istat e dei comuni capoluogo. Risultato? Per una coppia di ultra65enne veneti la spesa mensile mediana (ovvero la spesa media della maggioranza delle famiglie) è aumentata di 275,60 euro (3.307,20 euro in un anno), passando dai 2.003,41 euro del 2021 ai 2.279,01 del 2022. Per un over 65 solo, l’aggravio è stato di 203,09 euro (2.437,08 euro in un anno), visto che la spesa mediana si è impennata da 1.324,34 a 1.527,43 euro mensili. 

Com’è noto, l’impatto più consistente si registra alla voce abitazione/prodotti energetici che comprende le bollette di luce e gasLa coppia anziana ha sborsato in media 213 euro in più al mese rispetto al 2021 mentre il “single” over 65 ha subito un rincaro di circa 168 euro mensili. Da non sottovalutare neppure l’inflazione sul carrello della spesa: poco meno di 32 euro al mese per i due ultra65enni che vivono assieme, quindi 384 euro in un anno; quasi 19 euro per l’ultra65enne solo, 228 euro nell’arco dei dodici mesi. 

D’altra parte, in Italia il Veneto è fra le regioni più colpite dall’inflazione, con una percentuale record a luglio, l’8,5%, superiore alla media nazionale che si “ferma” al 7,9. Dunque il caro-vita ha inevitabilmente sostituito il Covid nella classifica delle principali preoccupazioni dei nostri anziani e non potrebbe essere altrimenti. Nel Veneto più di 360 mila over 65 (il 28% del totale) ricevono assegni lordi inferiori ai 1.000 euro (circa 800 euro netti), fra questi il 71% è donna. In generale più della metà degli ultra65enni residente in regione può contare su una pensione uguale o inferiore ai 1.500 euro lordi (circa 1.100 euro netti). Come si possono contenere rincari così pesanti?  

«Le misure adottate dal governo sono fin qui insufficienti per affrontare l’emergenza – sottolinea Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto -. L’anticipo del 2% della rivalutazione delle pensioni per il periodo ottobre-dicembre 2022 e il riconoscimento anticipato del conguaglio dello 0,2% relativo al 2021 porteranno nelle tasche dei pensionati veneti circa 36 euro in più al mese, un’inezia di fronte al livello raggiunto dal caro-vita. In più anche il decreto-legge “Aiuti bis” risulta un provvedimento inadeguato per affrontare l’emergenza determinata dall’impennata inflattiva»

Su questo fronte, anche il sindacato dei pensionati della Cgil del Veneto chiede un ulteriore intervento sugli extra-profitti per finalizzare tali risorse ai redditi di lavoratori e pensionati e alle misure di remunerazione sociale come il bonus energia che, secondo lo Spi, dovrebbe riguardare famiglie con redditi Isee fino ai 20 mila euro.   

Per quanto riguarda i pensionati, «ribadiamo la necessità di aumentare l’importo della 14esima mensilità e di allargare la platea dei beneficiari – prosegue Di Gregorio -. Inoltre, non possiamo più accettare manovre che vadano a toccare il sistema di rivalutazione degli assegni previdenziali, come avvenuto nel passato. E continuiamo a chiedere un intervento sulla tassazione dei redditi da pensioni, che è fra le più alte d’Europa. Diminuire la pressione permetterebbe agli anziani di aumentare il proprio potere d’acquisto». E l’innalzamento a mille euro delle pensioni minime? «La classica boutade elettorale – conclude Di Gregorio -. Una proposta economicamente insostenibile, che non tiene conto del lavoro e dei contributi versati. Inoltre, è un incentivo per i furbetti e per il lavoro irregolareÈ necessario che i politici avanzino proposte realizzabili, non programmi da libro dei sogni per prendere qualche voto in più»

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