venerdì, Ottobre 11, 2024
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Dal bar al fruttivendolo, è boom del pagamento elettronico

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A Mestre l’uso del bancomat è cresciuto del 25% negli ultimi due anni 

Mestre – Dal bar al ristorante, dal panificio al fruttivendolo dal negozio di abbigliamento al supermercato. A Mestre la strada è ormai segnata. Sempre più clienti pagano alla cassa esibendo bancomat o carta di credito, a testimonianza di una abitudine consolidata, figlia delle politiche avviate prima dall’esecutivo Conte, poi proseguite (in parte) dall’esecutivo Draghi e osteggiate da molti rappresentanti dell’attuale maggioranza di governo. 

Adico ha sondato il terreno nella terraferma veneziana con il coinvolgimento di alcuni “addetti ai lavori”, negozianti del centro città che offrono diversi prodotti o servizi. Tanto per cominciare, emerge che negli ultimi due anni è aumentato in media del 25% l’utilizzo del bancomat per pagamenti che fino a prima era impensabile non effettuare con banconote e monete.  Tralasciando i negozi di abbigliamento, dove si battono scontrini più alti e già in molti pagano da tempo con le carte, è il supermercato e il discount il luogo dove le tessere di pagamento elettronico sono all’ordine del giorno. Ormai 7 clienti su 10 pagano così, con un aumento del 20% rispetto a due anni fa. Alla mattina, spiegano dai punti vendita, la percentuale di utilizzo della carta è minore perché i clienti sono per lo più pensionati che sono ancora diffidenti nei confronti del pagamento elettronico. Nel pomeriggio il bancomat spopola come pure i pagamenti con boni pasto.   

Anche nei ristoranti si è ormai consolidato l’uso del bancomat tanto che in alcuni locali più del 70%, 80% degli incassi è realizzato con pagamenti elettronici. Invece stupisce il trend registrato in alcuni bar mestrini. Qui il pagamento elettronico è cresciuto di un quarto e in certi pubblici esercizi, soprattutto quelli frequentati anche da turisti, un avventore su tre non adopera soldi di carta o monete.  La cosa sorprendente è che più di qualcuno paga anche un solo caffè con bancomat o carta di credito, il che dimostra quale sia la direzione intrapresa. Diverso il discorso nei negozi di vicinato. Dai fruttivendoli ai panifici fino ai tabaccai (che per sigarette e bolli non hanno l’obbligo di accettare il bancomat) predomina ancora in modo netto il contante anche se è cresciuto del 15% l’impiego delle carte elettroniche. Nei panifici e dai tabaccai i clienti che non usano il contante sono circa il 10% una percentuale bassa motivata da scontrini molte volte inferiori ai 5 euro. Dal fruttivendolo, dove la spesa è solitamente superiore, il pagamento elettronico è appannaggio di un acquirente su cinque. 

Questa fotografia – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adicoci mostra almeno tre cose. In primis, le persone stanno prendendo sempre più confidenza con il pagamento elettronico il che, secondo noi, è un bene perché rende tracciabili i pagamenti, riduce il livello di evasione e fa crescere la sicurezza del cittadino. In secondo luogo, rileviamo con piacere che anche molti negozianti sono diventati più disponibili al bancomat e alla carta di credito fino ad accettarli anche per un solo caffè. Ci sono ancora i commercianti refrattari ma contiamo sul fatto che a poco a poco anche loro si rendano conto dell’importanza di questa rivoluzione. Dall’ intervista ai negozianti si evince infine che le banche, messe alle strette dalla concorrenza, iniziano a limitare i costi sul pos. Diversi istituti azzerano le spese fino a importi di 10 e 15 euro, altri diminuiscono la percentuale di commissione. Ma possono e devono fare di più, altrimenti resteranno giustificate le resistenze di una fetta ancora larga di commercianti. Di certo, alcune decisioni del governo non favoriscono la lotta all’evasione. Quando si dice per esempio che le tasse per i commercianti sono un pizzo di stato, solo per strizzare l’occhiolino a una parte del proprio elettorato, si afferma una cosa grave. E allora cosa dovrebbero dire pensionati e dipendenti che hanno le trattenute alla fonte? L’evasione, lo ricordiamo, sottrae risorse al welfare e alle persone fragili. E allora, le tasse per alcune categorie economiche sono un pizzo di Stato?”. 

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